RIFLESSIONI INTORNO ALL’AUTONOMIA

RIFLESSIONI INTORNO ALL’AUTONOMIA

Di Paolo Rabajoli 

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Per ascoltare l’intervista radio del dott. Paolo Rabajoli sul tema “Autonomia e pensiero critico” clicca qui

TI Ascolto APS è un’associazione di promozione sociale, affiliata ad Arci Torino, composta da un gruppo di cittadini, psicologi e psicologhe, di diverso orientamento, impegnati nel contrasto alle disuguaglianze sociali e di salute, attraverso la diffusione di pratiche, saperi e relazioni che promuovano il benessere collettivo: il ruolo dello psicologo è contestualizzato in un lavoro più ampio che attraverso progetti e iniziative sostengono la salute mentale e il benessere psicologico di individui e comunità.

All’interno della progettazione Aria – Spazi Reali insieme ad Arci, gli operatori di Ti Ascolto fino ad ora si sono impegnati in attività di supporto psicologico, in interventi incentrati sul benessere psicologico nelle scuole superiori, in attività di supervisione agli operatori e nella proposta e conduzione di spazi di parola dedicati ai giovani per dare loro voce ed occasione per attivarsi rispetto ai temi che gli stanno a cuore, inerenti alla propria salute mentale.

Sia durante le attività a contatto con i ragazzi e le ragazze che nel corso dei momenti di confronto interni tra le individualità e le diverse realtà e professionalità che animano Aria, spesso emerge il tema dell’autonomia calato nella fase di vita adolescenziale, aspetto cruciale nel formulare modalità e obiettivi di iniziative ed interventi che sono proposti dal servizio. 

Per certi versi l’inizio stesso dell’incontro con le persone che accedono ad Aria è esito di una richiesta formulata con diversi gradi di autonomia, e tenere conto di questo aspetto è spesso determinante nel buon esito della proposta che facciamo loro per offrire una risposta. Così come nello svolgersi del percorso con i ragazzi e le ragazze, che siano individuali o all’interno di gruppi formali o informali, il tema dell’autonomia prende voce in diverse forme, e chiede a noi come operatori, e come cittadini adulti, di assumere una posizione che risulta al contempo sulla situazione specifica e individuale, ma che inevitabilmente si colloca all’interno del contesto storico, culturale e sociale in cui si muovono.

Da queste considerazioni è nata la proposta di un breve scritto intorno all’autonomia, con l’intenzione di inquadrarne l’oggetto e  portare alla luce e provare a delineare alcune delle forze in gioco presenti quando si tratta di questo tema in adolescenza, in particolare se declinato in riferimento alla salute mentale dei giovani e delle giovani, come singoli individui e come membri di una comunità.  

La condivisione di questo scritto è anche mossa dal desiderio di aprire uno spazio di pensiero e di confronto che permetta di trovare insieme risposte, seppur parziali e mai definitive, alle contraddizioni che inevitabilmente risiedono nelle dinamiche e nelle relazioni intorno al tema dell’autonomia. 

Lo sviluppo e la crescita degli individui non cessano mai di misurarsi con la dimensione dell’autonomia, tema che assume una posizione particolarmente centrale, e forse per questo controversa, nel periodo adolescenziale. Ma cosa intendiamo per autonomia? Quali diversi significati possiamo attribuire a questo termine in termini psicologici e relazionali?

Autonomia ha sicuramente una prima accezione che si colloca sul polo opposto di dipendenza, su un asse che ha a che fare con il potere di agire e prendere decisioni e iniziative – piccole o grandi che siano – in autonomia, ovvero senza che sia qualcun altro a farlo per noi (in senso impositivo e/o protettivo). In questo senso raggiungere l’autonomia, su diversi fronti, è certamente uno dei mandati, se così si può dire, della fase di vita che porta verso l’adultità, non a caso a cavallo della maggiore età.

Spostandoci sul piano relazionale, la dimensione dell’autonomia evoca inevitabilmente la presenza di un legame: essere indipendenti, liberi da vincoli o imposizioni, richiama la presenza di qualcosa di altro da sé, rispetto a cui ci rendiamo più o meno autonomi. Questo “altro” da cui possiamo cercare maggior autonomia può essere ad esempio la famiglia di origine o altre figure di riferimento, così come i legami presenti nel rapporto con il contesto sociale di riferimento. 

Cosa accade al legame con questo “altro” una volta che si diventa maggiormente o totalmente autonomi da esso? Perseguire la propria autonomia e autodeterminazione e al contempo non negare, anzi restare all’interno di legami con altri individui e con la comunità richiede un riposizionamento e dunque una trasformazione del legame, che inevitabilmente porterà con sé nuove forme di condizionamenti, influenzamenti e vincoli reciproci.  

In questo senso emerge una delle contraddizioni proprie della spinta all’autonomia in una certa fase di vita, che in qualche modo rimane una sfida anche per le fasi a venire, che ha a che fare con il legame di reciprocità fra la dimensione dell’autonomia e quella della connessione, ovvero la capacità di funzionare in modo indipendente e autodiretto e al contempo stabilire relazioni intime. 

Per passare da una posizione di maggior dipendenza e fusione con le figure di riferimento ad una posizione di autonomia capace di includere, riconoscere e non negare il legame di interdipendenza con gli altri e con la comunità, è importante che svolgano il proprio percorso di maturazione anche aspetti più prettamente psicologici ed individuali dell’autonomia, che potremmo chiamare autonomia emotiva ed autonomia di pensiero, che concorrono al processo di individuazione di sé, necessario per posizionarsi all’interno della dimensione di reciprocità sopra descritta. 

Con autonomia emotiva si intende la libertà da un eccessivo bisogno di sostegno emotivo da parte delle figure di accudimento, e si realizza attraverso l’attivazione di risorse interne ed esterne che nel periodo adolescenziale le persone hanno modo di fare proprie, percependosi maggiormente indipendenti attraverso la capacità di porre confini, riconoscere e regolare la propria emotività. 

Ciò è favorito e va di pari passo con l’acquisizione della capacità di creare rappresentazioni e farsi idee proprie nel formulare giudizi su di sé e sugli altri (famiglia, scuola, amici, società), e soprattutto di riflettere in modo critico su tali rappresentazioni. Una capacità che emerge e si sviluppa in questo periodo è infatti proprio quella di riflettere sul proprio pensiero e su quello degli altri, acquisendo le capacità metacognitive, che consentono di immaginare diverse prospettive, riflettere su cause e conseguenze dei propri pensieri, divenire consapevoli non (solo) di cosa si pensa ma di come si pensa.

In altri termini un aspetto centrale dell’autonomia riguarda lo sviluppo dell’autonomia di pensiero, ovvero maturare un proprio pensiero critico: esaminare una situazione e assumere una posizione personale in merito, capacità che costituisce il fondamento di un atteggiamento responsabile nei confronti delle esperienze e relativamente autonomo rispetto ai condizionamenti ambientali, distinguendo altresì la realtà dei fatti dalle proprie impressioni soggettive e i propri pregiudizi e interpretazioni personali.

La capacità di sentire e pensare in modo autonomo rappresenta un fattore protettivo per la salute mentale ed il benessere psicologico, in quanto permette alle persone di sviluppare una buona flessibilità nel prendere decisioni per sé e nei confronti degli altri, riconoscere i propri valori, sentire di poter scegliere come fronteggiare situazioni difficili o critiche nel proprio percorso di vita (anche sapendo chiedere aiuto ed includere altri rispetto alle cose che ci stanno a cuore) ed esprimere il proprio potenziale trasformativo e generativo sull’esistente, come individuo ma anche come cittadino parte di una comunità. Oltre alla salute degli individui, tali capacità concorrono infatti a creare le condizioni per comunità più in salute, considerando ad esempio che l’idea stessa di democrazia si fonda sulla capacità di pensiero critico dei propri cittadini oltre che sulla loro partecipazione attiva. 

Il discorso sullo sviluppo e sul senso dell’autonomia per i giovani non può infine essere svincolato dal contesto sociale e culturale – storicamente determinato – in cui si colloca,  sollevando alcune questioni intorno al tema dell’autonomia, che lasciamo aperte. 

Ci chiediamo infatti quali siano le sfide specifiche dei ragazzi e delle ragazze di oggi nel dare forma alla propria autonomia verso l’adultità, in uno scenario che risulta condizionato da un mondo adulto ambivalente, che oscilla tra il sottrarsi dal fornire modelli o riferimenti certi (con cui i giovani possono scontrarsi o a cui possono aderire) e il proporre più o meno implicitamente il perseguimento della propria autonomia individuale come modello stesso di adultità, in un’accezione fortemente individualistica. Come viene condizionata la ricerca di autonomia dell’adolescente quando l’imperativo sembra essere quello di dover diventare protagonisti della propria esistenza scegliendo la propria strada verso il successo personale e vivendo in termini esclusivamente individuali aspettative, pressioni, responsabilità, meriti, colpe delle proprie traiettorie di vita?